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SOMEWHERE Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 25 settembre 2010
 
di Sofia Coppola, con Stephen Dorff, Elle Fanning (Stati Uniti, 2010)
 
Troppo facile. Il Leone d'Oro omaggiato dal presidente della Giuria di Venezia alla sua ex dal cognome illustrissimo è un film simpatico, per carità. Ma piccino. Il che non era forse un male, dopo il lussuoso quanto magniloquente Marie-Antoinette. Rimane il fatto che Sofia Coppola sembra non aver resistito alla tentazione di rifare, in sostanza, il fortunatissimo LOST IN TRANSLATION: con i suoi tempi dilatati, le trasparenze da acquario esistenziale, il divo cinematografico che, poverino, si ritrova nelle stanze dei cinque stelle con l'unica consolazione delle supergnocche che gli si offrono a valanga ogniqualvolta si azzardi a socchiudere la porta. Solo che Los Angeles varrà anche Tokyo per significarci tutta la sconsolata solitudine all'interno della rutilante megalopoli e del nostro sistema crudele; ma il simpatico e pur bravo Stephen Dorff è ben lontano dallo spleen melanconico di quell'ammosciato Bill Murray. E, pur negli sforzi dello spettatore per ignorare che tra i miraggi intravvisti attraverso il filtro imprescindibile dello scotch d'annata manca pur sempre quello di Scarlett Johansson, rimane il tema del papà che realizza finalmente di trascurare la figliola in piena adolescenza che non è proprio un inedito.

Non che l'autrice di un esordio memorabile come quello di VIRGIN SUICIDES (1998) sia improvvisamente scaduta nel conformismo dilagante. Quell'universo di valori fasulli, pretestuoso glamour e dichiarata idiozia (nel film c'è pure una incisiva incursione fra i Telegatti milanesi) Sofia Coppola lo frequenta da quando accompagnava da bambina il suo mitico genitore; e non le manca il talento, e anche il senso della misura per riprodurlo senza cadere nel tranello più evidente, quello della caricatura.

Così, fra qualche trovata gustosa (la lapdance a domicilio, con le due bionde che ripartono dalla stanza dopo aver ripiegato le loro pertiche), humour minimalista e un pizzico di melanconia probabilmente autoreferenziale (la relazione padre-figlia) SOMEWHERE finisce per situarsi nello spazio al quale si riferisce il proprio titolo. Da qualche parte, in attesa del prossimo impegno.


   Il film in Internet (Google)

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